Dopo i recenti sviluppi dettati dall’ultimo dpcm, che autorizza la ripartenza delle navi da crociera dai porti italiani, Msc Crociere ha confermato che Msc Grandiosa tornerà a navigare a partire dal 24 gennaio.
Il nuovo dpcm con le misure di contenimento del contagio sul territorio italiano interrompe di fatto la pausa temporanea e forzata per le festività natalizie delle navi da crociera (che era stata sancita dal precedente decreto del presidente del Consiglio dei ministri, a causa delle misure restrittive relative alla mobilità sull’intero territorio nazionale).
L’ammiraglia della flotta Msc riprenderà dunque a offrire crociere settimanali lungo il consueto itinerario nel Mediterraneo occidentale, in partenza ogni domenica da Genova con una tappa anche a La Valletta (Malta).
L’ultimo decreto ministeriale ha autorizzato la ripresa delle operazioni di crociera sotto la tutela del protocollo di salute e sicurezza che era stato sviluppato e autorizzato dalle autorità italiane la scorsa estate e che aveva portato alla ripartenza ad agosto 2020.
Msc Grandiosa ripartirà continuando ad applicare rigorosamente il protocollo di salute e sicurezza di Msc Crociere che prevede lo screening universale di tutti i passeggeri e membri dell’equipaggio prima dell’imbarco tramite tampone rapido Covid-19 antigene, igienizzazione di tutti i bagagli a mano e da stiva, misure igienico-sanitarie e di pulizia rafforzate in tutta la nave, distanziamento sociale a bordo, uso di mascherine nelle aree pubbliche fornite quotidianamente dalla compagnia.
In aggiunta, a tutti gli ospiti viene consegnato un braccialetto Msc for Me in omaggio, che consente di effettuare tutte le operazioni in modalità contactless, come l’apertura della porta della cabina o i pagamenti, e contribuisce anche a tracciare, se necessario, i contatti di prossimità garantendo comunque l’anonimato dei tracciamenti.
I rigorosi standard del protocollo per la salute e la sicurezza vengono applicati in modo analogo anche per le escursioni a terra, dove gli ospiti permangono all’interno della cosiddetta “social bubble”, proteggendo sia loro stessi che le comunità locali che li ospitano durante le visite a terra.